Cosa facciamo

Nato dalla sinergia di aziende altamente specializzate in diversi campi tra loro complementari, il progetto Museum Smart View è in grado di proporre un kit di servizi completo per attuare la trasformazione digitale di un museo e di un qualsiasi altro spazio espositivo. Le competenze verticali e specialistiche di ogni società del consorzio si integrano e si valorizzano a vicenda nell’ideazione e nella realizzazione del pacchetto di servizi concepito su misura per ogni esigenza. L’innovazione del progetto risiede sia nell’alto livello delle tecnologie offerte sia, soprattutto, nella capacità di rispondere a 360° ai bisogni dell’interlocutore con efficacia e creatività.

La trasformazione digitale di uno Spazio Espositivo contempla varie soluzioni, a seconda del grado di digitalizzazione di partenza e di quello che si vuole raggiungere. La “cassetta degli attrezzi” offerta dal progetto MSV comprende, in particolare, la creazione di spazi virtuali e virtual tour immersivi (realtà aumentata AR e realtà virtuale VR), lo sviluppo di app per arricchire le visite, l’ideazione e la programmazione di interventi di gamification per stimolare l’interattività e facilitare l’apprendimento, l’elaborazione strategica di dati da acquisire nello spazio espositivo e on line (internet of things IoT, data analysis, web analysis) e l’attività di social media marketing e di content strategy.

Tutte queste soluzioni digitali si sviluppano solo ed esclusivamente a partire da un concept che mira a esaltare le caratteristiche uniche dello spazio espositivo attraverso una narrazione organica (storytelling), fondamentale a coordinare l’insieme dei servizi proposti.

Come digitalizzare uno spazio espositivo?

Sono numerose le soluzioni digitali che possono essere proposte a un museo e a uno spazio espositivo, dalle più semplici, come la creazione di un sito web e la digitalizzazione delle collezioni, alle più innovative, come la realtà aumentata e la realtà virtuale.

La Realtà Aumentata (dall’inglese Augmented Reality), spesso abbreviata come AR, è l’inserimento simultaneo di contenuti digitali (come video, immagini, tracce audio, modelli 3D statici o animati e link a contenuti on line) nell’ambiente reale in cui si trova il visitatore. L’integrazione tra reale e digitale arricchisce l’esperienza di fruizione del museo.

Inquadrando un’opera o un ambiente del museo attraverso la fotocamera di uno smartphone o di un tablet su cui è stata installata un’app creata ad hoc, l’utente può vedere sul display elementi non  presenti nel mondo reale. Per esempio, inquadrando un oggetto di una collezione museale, il visitatore può esplorarne la realizzazione o scoprirne la storia. L’accesso a questi contenuti aggiuntivi può avvenire anche attraverso un visore da indossare sul posto.

Le tipologie di contenuti speciali si suddividono in descrizioni degli oggetti, contenuti video, informazioni generiche, l’accesso a servizi accessori e data analysis.

La Realtà Virtuale (dall’inglese Virtual Reality), spesso abbreviata come VR, non si limita ad aggiungere o sovrapporre contenuti e informazioni digitali a un luogo reale, ma crea un ambiente completamente virtuale, coinvolgendo tutti i sensi e restituendo all’utente un’esperienza immersiva unica.

Attraverso ricostruzioni ambientali, contenuti speciali, suoni e storytelling coinvolgenti l’utente, una volta indossato il dispositivo VR360°, viene catapultato in uno spazio artificiale, che può essere sia la fedele ricostruzione del museo, sia un luogo di fantasia. Nel primo caso, lo spazio espositivo può essere visitato anche a distanza, aprendo le porte a una platea di utenti di tutto il mondo; nel secondo caso, l’utente si trova fisicamente nel museo e vive un’esperienza che solo la tecnologia VR può offrire.

La Realtà Virtuale (dall’inglese Virtual Reality), spesso abbreviata come VR, non si limita ad aggiungere o sovrapporre contenuti e informazioni digitali a un luogo reale, ma crea un ambiente completamente virtuale, coinvolgendo tutti i sensi e restituendo all’utente un’esperienza immersiva unica.

Attraverso ricostruzioni ambientali, contenuti speciali, suoni e storytelling coinvolgenti l’utente, una volta indossato il dispositivo VR360°, viene catapultato in uno spazio artificiale, che può essere sia la fedele ricostruzione del museo, sia un luogo di fantasia. Nel primo caso, lo spazio espositivo può essere visitato anche a distanza, aprendo le porte a una platea di utenti di tutto il mondo; nel secondo caso, l’utente si trova fisicamente nel museo e vive un’esperienza che solo la tecnologia VR può offrire.

Tra i contenuti speciali che offre la realtà virtuale c’è anche la gamification, e cioè l’utilizzo di dinamiche tipiche del gioco e del videogioco, per coinvolgere gli utenti, soprattutto i più giovani, nelle attività dello spazio espositivo e intrattenerli con finalità didattiche. Questa componente ludica, che si basa su un meccanismo di sfida tra i partecipanti per guadagnare punti durante il gioco, è uno strumento digitale che, grazie a uno storytelling accattivante, stimola l’apprendimento in modo divertente.

La gamification, al pari della realtà aumentata e della realtà virtuale, consente di raccogliere una serie di dati e parametri sugli utenti, necessari alla loro profilazione, come la quantità e l’andamento delle interazioni, le preferenze soggettive rispetto al percorso museale e il numero degli accessi.

Uno spazio espositivo deve continuamente gestire e supervisionare anche degli aspetti pratici come la sicurezza, le luci, la qualità dell’aria e la temperatura. Il software CEAM ©CWS Facilink, grazie alla tecnologia web, minimizza i costi di gestione e manutenzione, garantendo il monitoraggio di questi servizi tramite postazione fissa e mobile in rete. La filosofia progettuale alla base di Facilink permette all’utente di soddisfare le sue esigenze con la soluzione più adatta, grazie a una rete di sensori e device che rilevano le variabili come umidità, consumi, vibrazioni, ecc., inviando report e segnalando eventuali anomalie.

Uno Spazio Espositivo deve continuamente gestire e supervisionare anche degli aspetti pratici come la sicurezza, le luci, la qualità dell’aria e la temperatura. Il software CEAM ©CWS Facilink, grazie alla tecnologia web, minimizza i costi di gestione e manutenzione, garantendo il monitoraggio di questi servizi tramite postazione fissa e mobile in rete. La filosofia progettuale alla base di Facilink permette all’utente di soddisfare le sue esigenze con la soluzione più adatta, grazie a una rete di sensori e device che rilevano le variabili come umidità, consumi, vibrazioni, ecc., inviando report e segnalando eventuali anomalie.

Come ottenere informazioni strategiche su uno spazio espositivo?

Per chi gestisce un museo o un qualsiasi altro spazio espositivo, avere a disposizione informazioni sulle preferenze dei visitatori è fondamentale. La raccolta di questi dati avviene sia off line che on line, con strumenti diversi e molteplici finalità.

Grazie alla tecnologia IoT (dall’inglese Internet of Things, ossia Internet delle Cose), che si basa su una rete di oggetti digitali “intelligenti”, tra loro interconnessi e in grado di ricevere e di trasmettere informazioni, si possono acquisire dati sui tempi di permanenza dei visitatori all’interno di uno spazio espositivo.

All’inizio del percorso di visita, l’utente riceve un badge (Beacon Bluetooth Low Energy) capace di interagire con i rilevatori (Gateway WiFi Bluetooth Low Energy) dislocati nelle sale del museo. Ogni ambiente viene dotato di tre gateway che rilevano con la massima precisione, e in tempo reale, la posizione del visitatore e quanto tempo si sofferma in una sala o davanti a una specifica opera. Queste informazioni vengono comunicate al server e immagazzinate in un apposito Data Warehouse, necessario per la loro analisi.

La buona organizzazione dei dati, raccolti nel rispetto dell’anonimato e delle norme vigenti in materia di privacy, permette di ricavare, in chiave strategica, risposte preziose per comprendere meccanismi e dinamiche sul comportamento dei visitatori dello spazio espositivo.

La Data Analysis è un processo chiave, utile ad aziende, organizzazioni ed enti, che consente di identificare potenziali carenze o problemi, così da predisporre soluzioni e rimedi. I dati sul tempo medio di durata della visita o di permanenza in un determinato ambiente si possono arricchire  ulteriormente con specifiche sull’età e sul sesso degli utenti.

La buona organizzazione dei dati, raccolti nel rispetto dell’anonimato e delle norme vigenti in materia di privacy, permette di ricavare, in chiave strategica, risposte preziose per comprendere meccanismi e dinamiche sul comportamento dei visitatori dello Spazio Espositivo.

La Data Analysis è un processo chiave, utile ad aziende, organizzazioni ed enti, che consente di identificare potenziali carenze o problemi, così da predisporre soluzioni e rimedi. I dati sul tempo medio di durata della visita o di permanenza in un determinato ambiente si possono arricchire  ulteriormente con specifiche sull’età e sul sesso degli utenti.

Oltre alla raccolta dei dati in situ e alla loro analisi, è altrettanto importante comprendere come e quanto uno spazio espositivo viene percepito e raccontato sul web. La Web Analysis è un’azione  propedeutica e necessaria per avere cognizione della reputazione on line di un museo e, di conseguenza, per ideare azioni strategiche, sia in ambito marketing che in ambito di comunicazione.

La Web Analysis utilizza vari strumenti tra cui la netnografia, ossia il tracciamento di interazioni e  conversazioni spontanee delle persone in rete, il monitoraggio dei volumi di dati prodotti negli ecosistemi digitali (siti, blog, social network, ecc.), lo studio del trend dei dati in un determinato periodo, l’analisi del sentiment, cioè la valutazione che si ricava dal linguaggio positivo, negativo o neutro adottato dagli utenti, e altri tipi di indagini al fine di estrarre insight di natura commerciale e culturale di rilevanza strategica.

Come ottimizzare la comunicazione di uno spazio espositivo?

La trasformazione digitale moltiplica i punti di contatto tra un museo o uno spazio espositivo e il suo pubblico, amplificandone il valore diffuso. Il controllo e la valorizzazione dei propri canali social, e una presenza digitale significativa, garantiscono al museo un circuito virtuoso che parte dall’esperienza in loco e, attraverso la narrazione degli utenti condivisa sui social, arriva ad attirare l’attenzione di nuovi pubblici.

Il social media marketing è uno strumento indispensabile per promuovere e ottimizzare la visibilità di uno spazio espositivo, aumentando la fidelizzazione della sua community. I pilastri fondamentali del social media marketing sono la pianificazione, l’interazione con gli utenti, l’individuazione e l’utilizzo dei social network più appropriati e l’analisi dei dati e dei risultati. Ogni piattaforma, infatti, ha il proprio pubblico di riferimento e le proprie peculiarità: Instagram, per esempio, è perfetto per condividere immagini di opere d’arte, mentre Facebook è ideale per informare sulle attività e sugli eventi in programma.

Per gestire i canali social è importante elaborare una content strategy, ossia una strategia basata su contenuti editoriali diversificati e creati appositamente per il target che si vuole raggiungere. Affinché possano diffondersi efficacemente on line, i contenuti devono far parte di una linea editoriale coerente e riconoscibile, devono mettere in luce l’unicità dello spazio espositivo che promuovono e devono generare curiosità o innescare reazioni emotive. Il dietro le quinte di una mostra o gli aspetti inediti di un evento, per esempio, sono contenuti interessanti che si prestano al racconto sui social. Per coinvolgere il pubblico, inoltre, si possono organizzare contest, sondaggi, quiz e altre attività che incentivano l’interazione e la partecipazione

Il social media marketing è uno strumento indispensabile per promuovere e ottimizzare la visibilità di uno spazio espositivo, aumentando la fidelizzazione della sua community. I pilastri fondamentali del social media marketing sono la pianificazione, l’interazione con gli utenti, l’individuazione e l’utilizzo dei social network più appropriati e l’analisi dei dati e dei risultati. Ogni piattaforma, infatti, ha il proprio pubblico di riferimento e le proprie peculiarità: Instagram, per esempio, è perfetto per condividere immagini di opere d’arte, mentre Facebook è ideale per informare sulle attività e sugli eventi in programma.

Per gestire i canali social è importante elaborare una content strategy, ossia una strategia basata su contenuti editoriali diversificati e creati appositamente per il target che si vuole raggiungere. Affinché possano diffondersi efficacemente on line, i contenuti devono far parte di una linea editoriale coerente e riconoscibile, devono mettere in luce l’unicità dello spazio espositivo che promuovono e devono generare curiosità o innescare reazioni emotive. Il dietro le quinte di una mostra o gli aspetti inediti di un evento, per esempio, sono contenuti interessanti che si prestano al racconto sui social. Per coinvolgere il pubblico, inoltre, si possono organizzare contest, sondaggi, quiz e altre attività che incentivano l’interazione e la partecipazione

Ogni museo o Spazio Espositivo ha caratteristiche proprie che richiedono uno storytelling dedicato, ossia una tecnica di comunicazione che punta a stabilire una coinvolgente relazione con il pubblico. Una narrazione ben strutturata e accattivante esalta l’esclusività del luogo, delle opere che ospita e del valore culturale che riveste nella città in cui sorge. 

Lo storytelling, che fa uso di varie forme di racconto, facilita i percorsi di apprendimento e affianca alle visite classiche le esperienze immersive della realtà virtuale e aumentata. La narrazione, infine, può aiutare a rendere accessibile il patrimonio artistico-culturale anche a un pubblico giovane o di non esperti, grazie a un linguaggio semplice, diretto e divertente.

Come progettare percorsi didattici interattivi?

Avvicinare i più giovani ai musei e agli spazi espositivi è oggi una sfida che si può vincere facilmente. Le tecnologie digitali offrono a tutti i visitatori, e in particolare ai più piccoli, esperienze interattive stimolanti.

Il progetto Museum Smart View offre agli spazi espositivi la possibilità di ridisegnare i propri  percorsi artistici e culturali rendendoli dei luoghi interdisciplinari, aperti alla sperimentazione e all’apprendimento. La fascia di pubblico under 18 vive in simbiosi con il mondo digitale ed è quindi altamente ricettiva agli stimoli di esperienze immersive come la realtà aumentata e la realtà virtuale.

Il nostro allestimento di mostre didattiche e laboratori tematici è strutturato per fornire suggestioni plurisensoriali che coinvolgono i partecipanti, stimolandoli alla scoperta e all’approfondimento. Lo spazio espositivo così concepito, con impianti multimediali e dotazioni tecnologiche, diventa un luogo in cui imparare divertendosi.

Lo storytelling delle opere e delle collezioni è modulato e diversificato in base al livello d’istruzione (dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado) dei piccoli e giovani utenti che vengono coinvolti in laboratori interdisciplinari, attività ludiche, sfide e condivisioni sui social network. Questi percorsi dedicati garantiscono l’accesso ai contenuti multimediali, in modo inclusivo, a studenti con differenti conoscenze storiche e culturali, con abilità fisiche e cognitive ridotte e a bambini e adolescenti stranieri.

La combinazione di scenari reali e virtuali come realtà aumentata, realtà virtuale e app è funzionale al principio del “learning by interacting” (imparare interagendo) che si può declinare, per esempio, nella manipolazione di un oggetto riprodotto in 3D, percependone la forma e le dimensioni e selezionando parti specifiche al fine di ricavarne informazioni dettagliate.

Incrementare il numero di scolaresche che visitano i musei ha non solo un grande valore didattico, ma anche l’importante funzione sociale di promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e artistico nazionale.